Ma i bambini sono davvero cambiati?
- percorsipsicomotor
- 3 gen 2015
- Tempo di lettura: 3 min

Velocità! Ecco questa potrebbe essere l'etichetta giusta per indicare ciò che caratterizza oggi la nostra società. Si fa tutto con estrema velocità: di corsa a lavoro, di corsa a fare la spesa, di corsa si studia, di corsa si mangia e si ha quasi la sensazione che anche i bambini crescano più velocemente. Attualmente è frequente l'esclamazione : "i bambini sono cambiati, non sono più quelli di una volta!". Ma i bambini sono cambiati davvero? In realtà più che i bambini è la società che è cambiata, che ogni giorno si evolve e per fortuna continuerà a farlo. A differenza dei bambini di generazioni passate, i bambini di oggi ricevono stimoli diversi, vivono in contesti diversi e, così come accade per la specie animale, vi si adeguano. Oggi si parla infatti di nativi digitali, bambini che, anche se molto piccoli, hanno una grande dimestichezza con gli strumenti tecnologici di nuova generazione. Tablet, computer, smartphone, TV, possiamo considerali dei veri e propri educatori che trasmettono al bambino, ormai da subito, un enorme cumulo di nozioni in modo molto immediato, diretto, attraverso le immagini. Nozioni che arrivano alla rinfusa, da ogni luogo, in un continuo sovrapporsi di collocazioni geografiche, storiche e temporali, non solo attraverso i telegiornali, ma i documentari, le favole, i film. Tutto scorre davanti ai loro occhi al presente e tutto appare loro ugualmente reale, almeno fino ai 5, 6 anni: una realtà alla quale ci si avvicina però in modo troppo rapido per poterla elaborare mentalmente attraverso il filtro della fantasia, lo strumento più personale e creativo che hanno a disposizione per assorbire e fare proprio ciò che li circonda nel corso dell'infanzia. Non tutto è negativo, naturalmente, neppure l'impatto visivo che spesso dà della realtà un'immagine superficiale ma che permette comunque al bambino di vedere come un piccolo globetrotter città, paesi, animali, foreste, fiumi, montagne, isole... e di attraversare il mondo in un baleno, con la magia dello sguardo, in modo vivo, dinamico, avendo la sensazione di "essere lì": cosa che non succedeva in passato. Giusta o sbagliata che sia, questa "scuola parallela" esiste, fa parte della vita infantile, della sua realtà attuale. Il bambino arriva a 6, 7 anni che sa già un'infinità di cose: in modo superficiale, caotico, quasi esclusivamente visivo. Ma le sa! E continua ad accrescere questo suo bagaglio di informazioni ogni giorno, anche se in modo più automatico e frammentario. Ma proprio perché sotto la vasta superficie di percezioni visive, sensoriali, manca spesso una adeguata elaborazione mentale, è difficile che questo sapere si trasformi in una vera conoscenza. Dunque i bambini non sono cambiati, ma è cambiata la realtà con cui si confrontano ogni giorno, per questo è doveroso aiutarli ad adoperare con maggiore consapevolezza i nuovi strumenti tecnologici e ad elaborare le informazioni che ricevono da essi. I nuovi strumenti tecnologici, come sostengono numerose ricerche, stanno riducendo il tempo di pensare ecco perché altro compito importante di genitori, educatori, insegnanti è quello di aiutare i soggetti a pensare anche nell'era digitale, solo in questo modo la tecnologia potrà essere considerata una vera risorsa per l'umanità. Non basta, infatti, limitarsi a fornire al bambino le nozioni tecniche necessarie per imparare a leggere, a scrivere e a far di conto, ma è essenziale educarlo a mettere ordine nel cumulo di informazioni che continua a ricevere, a interpretarle, a dal loro un significato, attivando le sue capacità di riflessione e stimolando la curiosità ad andare più a fondo, oltre la superficie delle apparenze.
La psicomotricità funzionale in questo può essere un grande aiuto! Può permettere al bambino di ordinale ed elaborare tutte quelle informazioni che gli arrivano alla velocità della luce, spesso in maniera molto astratta ed esclusivamente attraverso il canale visivo. I bambini amano la concretezza! Hanno bisogno di conoscere toccando, ascoltando, assaporando, insomma, hanno bisogno di conoscere con il corpo. Ed è proprio questo che permette di fare la psicomotricità funzionale: conoscere prima con il corpo (vissuto), poi di discriminare le informazioni (percepito), poi di elaborarle mentalmente (rappresentato).
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